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L'origine del termine marmo - dal greco marmairon, risplendere - conferma la sua peculiare caratteristica, quella speciale luminosità che ne fa un sinonimo di eleganza e raffinatezza.
Da quando con il Neolitico cominciamo a parlare di età della pietra levigata, l'uomo ha iniziato ad interessarsi a questo materiale splendente.
Specialisti del marmo erano gli artisti delle isole Cicladi che tra il IV e il III millennio a.C., scolpivano questo materiale.
L'arte greca fa largo uso del marmo, sia in scultura che in architettura. L'uso del taglio del marmo in lastre è di origine orientale, da qui, nel IV secolo a.C., si iniziò ad adoperare lastre di marmo per foderare le pareti dei palazzi regi.

A Roma il marmo assunse valorizzazioni diverse a seconda dei periodi. Se dapprima servì soprattutto come elemento strutturale, in un secondo tempo divenne essenzialmente un materiale da rivestimento. L'arte romanica, con il suo rinnovato amore per la classicità, riaccende la passione per il marmo, ma è il '400 italiano che ne fa largo uso nelle imponenti facciate rivestite in marmo e negli intarsi.

Dalla fine del '500 e ancora di più tra il '600 e il '700, il marmo viene impiegato preferibilmente negli interni. Nell' 800 e sopratutto nel '900, il marmo ha trovato sempre più spazio nell’arredamento; architetti e designer ne fanno largo uso per le indiscusse qualità quali il peso, la durezza, la resistenza al fuoco e agli agenti atmosferici.

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